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via traiana 303

sempre dalla ignoranza del sito proprio di questa stazione e dalla confusione che fecesene con il non versificabile oppidolo di Orazio.

Nel territorio di Paduli1 fu trovata la seguente iscrizione:

IMP. CAESAR
DIVI NERVAE F.
NERVA. TRAIANVS
AVG. GERM. DACI. . . .
PON. MAX. TR. POT.
XIII. IMP. VI. COS. V.
P. P.
VIAM ET PONTES. . . . .
BENEVENTO BRVNDISIUM
PECVNIA SVA
. . . . . . . . . . . . . . .

la quale attesta chiaramente che Traiano munì di ponti questa via, imperocchè sino a quando essa fu mulattiera non ne ebbe affatto, o per lo meno non di quella magnificenza.

Nella nostra provincia esistono due ponti di questa celebre Via Traiana, quello delle Chianche appiè di Buonalbergo e quello sul torrente di Ginestra degli Schiavoni2. Di quest’ultimo, come dissi, non esiste che una testata di massi lapidei, sulla sponda sinistra, ed un pezzo d’arcata di mattoni. Ma il primo, sebbene alquanto malconcio, lotta ancora contro il lavorio incessante delle acque ed il vandalismo dei contadini3. Esso è a cinque luci, due del diametro di m. 11.60, una di m. 8.80, la quarta (dalla sponda destra procedendo verso la sinistra) di m. 5,80; la quinta, per essere interrata e ricoperta di folta vegetazione, non potè esser da me misurata. È largo m. 7.20; ha le testate e le pile di massi lapidei, coronate da una fascia di simili pietre; le arcate ed i timpani di laterizii. Queste hanno due armille concentriche, formate

  1. Garrucci, op. ultima cit. pag. 45 e 46.
  2. Vedi a pag. 257 di quest’opera.
  3. I contadini di tratto in tratto, quando hanno bisogno di fare il pavimento di un forno per cuocer pane, vanno a staccare dalle armille delle arcate i bei quadroni di argilla di lato m. 0.60, che essi chiamano in dialetto le chiance, corruzione di plancae.