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via appia da benevento a brindisi 293

ne era investita. Così resterebbe riconfermato che Luceriola era situata entro l’attuale latifondo della Cancelleria.

Ponte Rotto o Appiano. — Da Luceriola, dopo altre sei miglia romane, l’Appia perveniva sul Calore, ed il sito dove lo cavalcava è certo, esistendo ivi ancora i ruderi giganti di un grandioso ponte. Dolente di non poterne dare una incisione, mi limito a farne una rapida descrizione.

Innanzi tutto osservo che esso è situato in una posizione tale e con una orientazione siffatta da far comprendere immediatamente che la via vi doveva pervenire da Benevento secondo il cammino da me designato. In quel punto il Calore volge in lunata ad angolo retto, e riceve le acque del torrente Mela. Questa coincidenza poco favorevole ha causato la rovina del ponte, il quale al presente riceve l’urto delle acque del Calore non in senso normale, ma in direzione dell’asse longitudinale, contro la testata destra. Delle cinque maestose arcate che lo componevano la centrale sfida ancora le ingiurie del tempo e delle onde. Non ho avuto opportunità di misurarne il diametro, ma pare che sia di circa quindici metri. Il ponte era a schiena nel mezzo. Le pile e le testate eran di massi lapidei, le arcate, i timpani ed i muri di accompagnamento avevano il rivestimento di mattoni. Sulla sponda sinistra avanza un buon pezzo della testata, sulla quale si elevano a torre due pilastri rivestiti di mattoni per ciascuna facciata, racchiudenti un incasso rivestito di opera reticolata con quadrucci calcarei di lato m. 0.07 e di coda m. 0.20. L’opera reticolata è innestata negli angoli ai pilastri con morse di mattoni. I laterizii di rivestimento sono triangolari per la più gran parte, con l’ipotenusa, sul fronte, di m. 0.285; quelli i quali, a costante altezza, spianano la muratura emplecton son quadri, di lato m. 0.60, di spessore m. 0.05. L’emplecton è fatto di ciottoli di fiume.

Questo ponte è certo dell’epoca imperiale, e probabilmente fu opera o di Traiano o di Adriano, ma piuttosto del primo, essendo di costruzione affatto identica a quella del ponte delle Chianche sotto Buonalbergo1, il quale, come vedremo, fu da lui costruito.

  1. Vedi a pag. 257 di quest’opera.