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288 via appia—ponte leproso


Dissi1 che il ramo sinistro per la via di Pantano congiungevasi alla via Latina; e di vero, seguendo il cammino di quella, incontrasi a destra un’altra via campestre che sbocca sulla via Latina in contrada Cellarulo. Questo ramo doveva servire per chi voleva portarsi dai luoghi dell’una via a quelli dell’altra per il più corto cammino.

Affermai2 pure che in questo sito tra il ponte Leproso e Cellarulo esistette la città più antica3; ora questo ramo sinistro dell’Appia circondava e attraversava una lunga distesa di fabbricati, i cui vestigii tuttora osservansi dall’orto Zazo sino a Ponte Fratto4. Per la qual cosa resta sempre più ribadito il mio concetto, che i romani, sempre pratici, gittarono il ponte Leproso in questo sito, per il bisogno di fare sboccare l’Appia verso il mezzo della città di allora.

Questa via, per di sotto l’Arco del Sagramento, saliva la via omonima oggi detta Carlo Torre5, e sboccava sulla piazza del Duomo; donde, per il Corso Garibaldi, perveniva al Pontile, e di là all’Arco Traiano. Queste vie son tutte antiche, essendovisi scoverti sotto i miei occhi le tracce delle fognature e del selciato romani.

Forse in epoca più remota dalla via del Sagramento si poteva imboccare quella di S. Diodato, e di là più brevemente pervenire all’incontro della via Egnazia, al di sotto della chiesetta di S. Lucia fuori l’Arco Traiano, tenendo presente però che i livelli antichi della campagna tra S. Diodato e questa chiesetta erano più bassi degli attuali.

  1. Pag. 244.
  2. Pag. 244 e seg.
  3. Giordano de Nicastro (nell’opera inedita di sopra riferita, libro II, pag. 245) afferma pur egli che la città antica siasi estesa al di là di Cellarulo, sebbene le dia poi un circuito di sei miglia, che non è affatto esistito. Alfonso de Blasio (nel già citato manoscritto) è dello stesso parere. Fa meraviglia come Borgia abbia potuto asserire il contrario, mentre questi altri scrittori lo precedettero, e egli si sarebbe potuto avvalere delle notizie da loro date.
  4. Pag. 244 e 250.
  5. Vedi pag. 219.