Pagina:Memorie storiche su la vita gli studj e le opere di Lionardo da Vinci.djvu/144


DI LIONARDO DA VINCI. 133

fattami dal duca di Savoia un terzo a lui pure ne procurai1. Essendo poi morto mio fratello fuor di Milano2 pervennero anche gli altri tre volumi alle mani di Pompeo aretino, che altri disegni e scritti di Lionardo v’unì, e separandone i fogli ne formò un grosso volume3 che passò al suo erede Polidoro Calchi, e fu poi venduto al sig. Galeazzo Arconati. Quest’uomo generoso lo ha tuttavia nella sua ricca biblioteca, avendo ricusato di venderlo al duca di Savoia, e ad altri principi che ’l ricercavano». Fin qui il P. Mazzenta, delle cui notizie si valse Dufrêsne, senza dire donde le avesse tratte. È probabile che i volumi chiesti dal Leoni per re di Spagna siano quì rimasti, e venduti pur essi all’Arconati, che di undici volumi vinciani oltre il codice atlantico, come già s’è detto, ci ha fatto generoso dono. Alla biblioteca nostra fu pur donato nel 1674 dal conte Orazio Archinto un volumetto di scritti e disegni vinciani, del quale feci più volte menzione.

Quali notizie e disegni contenesse ciascuno de’ volumi ora rammentati, io non so dirlo, non trovandone da nessuno fatta


  1. Tuttora serbasi nella pubblica biblioteca di Torino.
  2. Nel 1613.
  3. È il codice atlantico di cui parlammo alla p. 15. Nota 2.