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DI LIONARDO DA VINCI. 15

giovanetto anche di scultura e di plastica, facendo alcune teste di femmine ridenti e di putti che parevano uscite di mano d’un maestro; e d’architettura pur occupandosi fe' disegni di varj edifizj, delle quali cose tutte abbiamo a testimonj il Lomazzo, e ’l Varasi, e i suoi disegni medesimi.

Ciò che scrisse e che fece in appresso ben ci prova quanti e quali studj facesse Lionardo ne’ suoi primi anni, attese le cognizioni vaste e profonde che in diverse scienze ed arti mostrò d’avere. Per formarcene un’idea basta leggere la lettera ch’egli indirizzò a Lodovico il Moro reggente, e poco men che signore del ducato di Milano, allorchè qui chiamollo. Ricoppiolla Oltrocchi dal summentovato atlantico codice vinciano. Eccola scritta, quale ivi si legge al foglio 3821, se non che Lio-


  1. Oltrocchi ritenne l’ortografia vinciana, e quì pur io la ritengo. Certo è non esser quella ch’è adottata oggidì; ma v’ha alcuni casi, in cui la trovo ragionevole. Egli generalmente non riconosce che la c e la g quali le prononziamo inanti all’e, e all’i, onde scrive ca, co, cu, ga, go, gu ove noi scriviamo cia, cio, ciu, gia, gio, giù; e aggiugne la h alla c e alla g ove vuole chi si pronunzino come noi la pronunziamo avanti a, o, u. Così ammette la sola s dolce, raddoppiandola quando si pronunzia forte, ancorchè talora sia impura. Sovente pur unisce l’articolo e la preposizione al nome, come faceano i primi scrittori italiani. Di tutto ciò avremo frequenti esempj negli squarci che riporterò tratti da suoi scritti; sebbene questi medesimi suoi principj egli non segua costantemente.