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non ebbe alcuna stima1. Era lo Stabili, come dalle sue Opere apparisce, uno spirito ambizioso, disprezzante ed altiero che delle cose sue aveva maggiore opinione di quelle, che ad un Filosofo convenisse.

E qui è a proposito il cercare se Dante avesse alcuna tintura della lingua greca, venendogli non solo apertamente negata fra gli antichi dal Filelfo, e dal Manetti2, ma fra i moderni ancora da uomini di vaglia, come da un marchese Scipion Maffei, gloria, ed ornamento delle lettere Italiane3, e da altri4. E a dire il vero l’autorità

         Qui non si canta al modo delle Rane,
              Qui non si canta al modo del Poeta
              Che finge immaginando cose vane,
         Ma qui risplende, e luce ogni natura
              Che a chi intende fa la mente lieta.
              Qui non si sogna per la selva scura.
         Qui non vego Pavolo nè Francesca,
              De li Manfredi non vego Alberigo
              Che de li amari frutti nella dolcie esca
         El Mastino nuovo, et Vecchio da Veruchio
              Che fece de Montagnia qui non dico
              Nè dè Franceschi lor sanguigno muchio.
         Non vego ’l Conte, che per ira, et asto
              Ten forte l’Arcivescovo Ruggiero
              Prendendo del suo ceffo el fiero pasto.
         Non vego qui squatrare a Dio le fiche;
              Lasso le ciancie, e torno su nel vero,
              Le Favole mi son sempre nemiche.

    Quivi si vede che lo Stabili allude a più cose raccontate da Dante nella sua Commedia, e che riprende aspramente l’invenzione di essa. Da ciò è derivato che sia stato scritto dal Sig. Osmont nel suo Dizionario tipografico, istorico, e critico de’ libri rari uscito in luce a Parigi nel 1768. in 2. vol. in 8.° in francese pag. 178. del tom. I. che Cecco fosse accusato di magia, e di eresia dagli amici, e partigiani di Dante da lui criticato.

  1. Nel cap. 1. del Lib. 4. esamina con molto rigore la celebre Canzone di Guido Cavalcanti, che incomincia.
  2. Nelle loro vite del Poeta.
  3. Nel suo esame l’atto al detto libro dell’Eloquenza italiana, ed inserito nel tom II. delle sue osservazioni letterarie.
  4. Carlo Lenzoni a difesa di Dante Gior. II pag. 46. Anton-Maria Salvini lez. 32. fra le sue prose Toscane; Ab. Meuhs nella