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ritornasse alla patria de’ suoi maggiori, morì oppresso dalla povertà in Mantova l’anno 1510. in circa, come si ha da Pierio Valeriano, il quale di esso parla con encomio, piangendo lo stato, in cui non per sua colpa era caduto1. Ebbe Dante III. un fratello per nome Jacopo2, e tre figliuoli, i quali ad onta dell’avversa fortuna del genitore seppero imitare le virtù degli antenati, onde si restituirono a Verona riacquistando i beni, e gli onori dovuti alla loro nascita, ed al loro merito. Il primo di questi fu Pietro. Egli non solo ebbe varj impieghi, e fu nel 1539. Provveditore di Verona, ma applicandosi ai buoni studi, e facendo acquisto della lingua greca e latina, i giovenili suoi anni passò nel leggere i migliori poeti di queste due lingue3. Di poi acca-

  1. De infelicitate litteratorum lib. 1. È necessario trascrivere tutto questo passo perchè con esso vengono ad esser confirmate alcune cose, che abbiamo scritte in questo luogo. «Dantes tertius Aliger Veronensis vir dubio procul optime literatus, et in latino condendo carmine bene elegans, et eruditus, fortunam ipse quoque novercam expertus est. Quo enim tempore scripta sua caeperat in classes instruere, et immortalitati suae viaticum comparare in belli tempora incidit, quod universi orbis viribus contra Venetos Julius II. Pontifex Maximus concitarat. Quo factum est, ut Verona a barbaris capta (ciò accadde nel 1509.) ipse ne immani eorum feritati parere cogeretur, Mantuam voluntario exilio profugerit. Ibique rerum omnium angustiis oppressus, uxore, et liberis ex opulenta satis conditione in arctissimam egestatem, et miseriam conjectis, tum aetate jam gravis, et ad incommoda hujusmodi ferenda minus adsuetus gravi admodum valetudine diu excruciatus in eo exilio, perturbato subversoque rerum omnium suarum ordine, calamitoso mortis genere vitam finiit». Adunque Dante morì in Mantova dopo il 1508. in cui seguì la famosa lega di Cambrai contro i Veneziani fra l’imperador Massimiliano, il Re di Francia, ed il Pontefice Giulio II. Il medesimo Valeriano in un suo endecasillabo impresso fra le sue poesie latine chiama Dante «Poetam optimum, civem optimum, et optimum patronum, quo Verona diu beata vivat». Angelo Poliziano poi in miscellanea cap. XIX racconta che costui era presente quando in una bottega di Verona estemporaneamente spiegò quasi tutto Catullo.
  2. Giovan Mario Filelfo luogo citato.
  3. Il Maffei luogo citato pag. 53. dice che in principio di una lettera manoscritta del conte Lovovico Nogarola diretta a Filelfo si legge «Si memoria tenes, mi Petre, dum nos adole-