Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/188


di dante alighieri 179

andavano i gran peccatori per purgare i loro peccati. Monsignor Gio. Bottari, letterato di gran nome, che si è

    Chiesa Romana, e verso la fine del Regno di Giacomo I. Non ostante la devozione per questo luogo sussiste ancora fra i cattolici, e si disse Purgatorio perchè chi vi scendeva uscivane purgato dai suoi peccati.
    M. le Grand nella sua raccolta des Contes devots che forma il vol. 4.° di quella des Fabliaux ou Contes del XII. e del XIII. secolo pag. 71. e seg. riporta quello di una tal Maria di Francia che viveva verso la metà del XIII. secolo, la quale in versi scrisse una collezione di favole pubblicate in parte dal medesimo Autore in quel volume, il qual racconto è intitolato le Purgatoire de S. Patrice e narra come mediante un bastone datoli da Cristo che si conservò dagli Arcivescovi d’Irlanda, aperse questa caverna quando il detto Apostolo della medesima prese a convertire alla fede quei popoli, acciò chiunque vi entrava pentito avesse una imagine fedele della gioja del cielo, e delle pene infernali, e presso a quel luogo fondò un monastero di religiosi sotto la regola di S. Agostino, ed esigendo che chi scendesse in quella deponesse la storia di ciò, che avesse veduto, la quale si custodiva sempre fedelmente nel monastero medesimo. Alla morte del Santo la chiave fu tenuta dal Priore del convento. Questa favola secondo i Bollandisti negli atti de’ Santi, nacque sul principio del XII. secolo, e fu opera d’un Monaco per nome Enrico. Matteo Paris la riferisce al 1153. Qualche antico breviario l’ha adottata, e si trova nel romanzo del Meschno lib. VI. Anche Jacopo da Voragine la riporta nella sua Leggenda Aurea. Esiste un libretto stampato nel XV secolo in prosa col titolo le purgatoire de Sainct Patrice. Maria dice ancora con quali cerimonie si proparavano coloro, che entrar volevano nella caverna, e come il Cav. Ouvain ebbe questa curiosità, e si trovò a vedere l’Inferno, ed il Paradiso, essendosi fatto religioso in quel monastero dopo che tornato fu a rivedere la luce, e avendo convertiti molti con narrare ciò che veduto aveva. Le Grand nelle note si occupa a riconoscere la rassomiglianza di questa caverna con quella per cui scese Enea presso Virgilio nel Tartaro, e a mostrare di credere ch’Enrico trascrivendo l’Eneide aveva ideato di stendere questa finzione. Warburton ha preteso che il viaggio di Enea all’inferno fosse un allegoria dell’iniziazione ai misteri Eleusini, ed altri dotti hanno pensato lo stesso del Purgatorio d’Irlanda citando un passo di Strabone, il quale prova che in quell’isola dei misteri simili furono introdotti, e che la religione Cristiana potette poi profittare di essi. Il parere però di le Grand è che se le cerimonie religiose con cui vi si entrava, secondo il racconto di Maria,