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dell’architetto randoni 31

avranno insegnato gli antichi ai loro allievi, e che tuttora insegnano i moderni, detto la regola del traguardo, o dell’appiombo, e livello, al cui metodo, per più facile e sicura guida Leon Battista Alberti aggiunse l’uso del velo colla graticola, regola colla quale si conoscono le linee che sfuggono, e si uniscono al centro dell’occhio, quelle che obbliquamente si diriggono ai punti accidentali, le parti, che sono a destra, od a sinistra dello spettatore, le più vicine, o quelle più lontane ec., ma bisogna poterle ritrarre dal vero come facevano li pittori ai tempi di Vitruvio, e coloro, che più erano abituati nell’esercizio di questo metodo ritraevano con maggiore facilità, ed aggiustatezza, e le imagini ritratte erano più somiglianti: nella stessa guisa che tuttora fanno li nostri pittori che non conoscono le regole teorico-pratiche per eseguire il disegno di Prospettiva lineale concorrente.

Delle pitture greche non ci rimangono, che le descrizioni ed i miracoli raccontati da Plinio: dallo stesso storico sappiamo, che presso i Romani si faceva gran conto degli artefici, e delle loro pitture, come quelle di Ludio, che Plinio mette nel novero dei pittori più celebri, che abbiano dipinto vedute d’ogni genere, vissuto ai tempi di Augusto.1 Cerchiamo pertanto di dedurre qualche conseguenza teorica delle loro pratiche, osservando i monumenti antichi che sono sfuggiti dalla voracità de’ secoli passati: si dia perciò un’occhiata alle pitture dell’Ercolano, e a quelle delle terme di Tito, pitture tutte, le quali sono state eseguite circa i tempi nei quali visse Ludio, o che almeno si possono credere della sua scuola. In queste opere tutte, il minor pregio è la Prospettiva; nè si può dire, che attorno quelle opere vi abbiano lavorato solamente deboli artefici, e che per l’insufficienza dei mediocri non si debbano porre in dubbio, e negare le virtù degli eccellenti. Le pitture dell’Ercolano appartenevano a fabbriche

  1. Plin. I 35. c. 37.