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libro iv 219

differenze, cioè semplice e doppio. Il portico semplice ha una sola serie di colonne. Il portico doppio ha due ordini di colonne, avvegnachè ambedue ricerchino negli angoli della faccia del tempio a destra e a sinistra due mezze colonne quadre. E questi ordini di colonne devono essere di sei colonne per ciascuno, più o meno secondo la discrezione dell’architetto. La profondità dei quali similmente segue quella del primo recinto della cella, come di quella del portico fu detto: ma la longitudine sua si riserva all’intelligenza e discrezione dell’architetto, perocchè lo spazio mezzo infra le colonne debba esser tale che l’architrave al pondo possa resistere; ma quando questo non ostasse, il detto spazio può e debbe essere un diametro d’esse colonne e mezzo, due, due e mezzo, insino a tre. È da sapere che per la longitudine non dobbiamo qui intendere la più lunga dimensione ovvero maggiore, come molti imperiti esistimano, ma quella dimensione che per retta linea si conduce alla porta: e così la larghezza è la dimensione trasversa, cioè quella intersecante ad angolo retto la latitudine del portico. Segue in tre varii modi la lunghezza sua, perocchè la prima proporzione sia alla longitutudine dupla: la seconda superbipartienstertia: e la terza sesquialtera, la quale i Greci emiolios la chiamano. E ciascuna delle predette è approvata per ragioni ed esperienza1.

L’Ante idest tempio anteposto è una deambulazione ovvero spazio infra le colonne e la parete della cella, il quale tutto il tempio circonda, di cui la planizie a quella del tempio debba corrispondere2: sicchè se il tempio fusse in piano, ovvero elevato nella sua planizie o pavimento, lo Ante similmente debba essere in piano o elevato: e questo può in quattro forme esser variato. La prima è semplice secondo la forma dichiarata. E la seconda facendo un parapetto alto piedi tre incirca con

  1. Vitruvio, lib. III, I. La proporzione superbipartienstertia è : 17 : 5 : dunque v’è sbaglio nel codice che dovrebbe leggere solo supertripartiens, che sarebbe : : 7 : 4. La sesquialtera è : : 3 : 2. I nomi oscuri e quasichè misteriosi dai quali era in que’ secoli ottenebrata l’aritmetica, meglio che da altri, spiegansi da Daniele Barbaro ne’ comenti al l. cit. di Vitruvio, da L. B. Alberti, e dal Valla nel trattato d’aritmetica inserito in quella enciclopedia che intitolò Expetendorum et Fugiendorum. Venezia, 1501.
  2. Posando questo periodo sopra una falsa interpretazione della voce antae, è inutile l’appuntare gli errori che ne derivano.

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