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164 | trattato |
o tre e mezzo al più: quelli delle sale tre e mezzo in quattro, larghi o stretti secondo la comodità del luogo; le quali bocche sono in quattro differenze quelle delle quali voglio determinare.
La prima è eguale sino a piedi sei, di poi per figura piramidale lunga piedi otto in dieci alla strettezza della gola si ridurrà. Il secondo modo, che ella sia più amplia insino piedi cinque, e poi per piramide di otto in dieci piedi si riduca alla strettezza della gola1. Il terzo, che dove sia il fuoco si faccia un cartoccio, nel quale sia una buca da un canto dove si mettano le legna, il qual modo con poco fuoco e per conseguente con poco fumo rende per la reverberazione assai caldo. Il
- ↑ Il cod. Sanese legge «Il 2.° che sia amplia infino piedi 5, et poi per altri 5, o 3 piedi torni a la strecteza de la gola» (f.° 60 v.°).
in Roma (R. Ital. Script. XVII. 45): bellissimi e smisurati sono quelli del castello di Verrez in Val d'Aosta, fatti nel 1390, cioè contemporanei alla fabbrica del castello, come dimostralo la costruzione e lo stile: nel 1400 eranvi nelle case di Piacenza molti camini con gola (camini a fumo) e molti all'antica (camini ab igne) (R. It. Scr. XVI. 882): nel 1416, a scanso d'incendi, ordinarono i Sindaci di Ginevra di fabbricare camini a chi non li avesse, indizio certo di camini con gola (Fragmens sur Génève, pag. 5); pure, nel 1460 notava L. B. Alberti (lib. V. 17) che togliendo Toscana e Lombardia (col qual nome comprendeva anche la Venezia), sino a’ tempi suoi non eransi in Italia veduti camini che colle gole sortissero dal tetto: le quali parole sono alquanto esagerate.
Quanto poi alle figure qui disegnate da Francesco di Giorgio, e da lui credute di camini, mi tocca notare che veramente ei s'ingannò, quantunque degno egli sia di scusa pel tempo in cui visse, quando cosa ignota era tuttora l'Architettura comparata, ed i camini di simil forma pei conventi e per le case dovevano troppo agevolmente trarlo in errore per l'analogia delle apparenze. Poco scusabile è bensì chi venuto in più dotta età, non s'avvide non essere camini quelli, ma vere sale di bagni, coi sedili attorno, colla volta e l'occhio in essa pel regolatore della temperatura (Vitruvio, lib. V. 10). Vedasi nella pianta delle Terme di Pompei il Frigidario (Mazois, Partie. III. pl. 48) che richiama codesti edifici, i quali furono certamente parte di terme pubbliche, o di bagni in case o ville romane. Paragonisi ancora la forma loro colla descrizione che dei Frigidari nella villa sua fa Sidonio Apollinare (l. cit.) Hinc Frigidaria dilatatur.... Primum tecti apice in conum cacuminato cum ab angulis quadrifariam concurrentia dorsa cristarum tegulis interiacentibus imbricarentur; ipsa vero convenientibus mensuris exactissima spatiositate quadratur etc. Le finestrelle poi (nel disegno 3) corrispondono a quelle descritte da Seneca nel bagno di Scipione (Epist. 86). Se la sezione orizzontale fosse stata dall'autore condotta con maggior cura, potressimo vedere se ne’ muri fossero stati compresi i tubuli del calore, e quindi con esattezza decidere se di frigidari o di ipocausti siano questi disegni. Androuet du Cerceau promise nel 1550 di dare i Camini veteres; li diede poi, ma invece di essere antichi, sono parto della vivace e sregolata sua fantasia.