non ci meraviglieremo se agli inizi, al problema del principio delle cose il pensiero risponde: è l’acqua, è l’aria, il fuoco, gli atomi; ed anche oggi, poichè, come nel mondo organico, così nello spirituale le forme antiche e meno evolute persistono a fianco delle specie superiori, — questa è la prima ed ingenua, risposta che danno a sè stesse sul problema delle cose le menti filosoficamente meno colte. È compito della teoria della conoscenza il mostrare come gradatamente lo spirito abbia disciolto questo caput mortuum che vedeva opposto a sè come un termine impenetrabile ed abbia riconosciuto in esso una sua creazione, una sua attività, una sua forma. Io ricorderò soltanto due gradi essenziali di questo processo, quale almeno si è compiuto nel nostro pensiero occidentale. Anche la più semplice riflessione sul mondo sensibile esteriore fece ben presto riconoscere che non tutti i suoi elementi hanno, per così dire, una eguale solidità: e che vi sono in esso elementi la cui variabilità e relatività tradiscono facilmente il carattere soggettivo: così si venne ad una prima distinzione tra le qualità prime, ossia le proprietà veramente obbiettive della materia sensibile, e le qualità seconde che sono soltanto traduzioni soggettive delle prime (i colori, i suoni, ecc.). Questa è la concezione che troviamo già nell’atomismo greco, che hanno rinnovato nel Rinascimento Galilei, Cartesio, Locke e che è stata fino a poco fa la base della concezione scientifica delle cose. Ora certo è che una distinzione sussiste fra i due ordini di qualità: in che cosa abbia il suo fondamento è anche oggi un problema. Ma non sussiste una distinzione così come è posta nella teoria precedente: in ultima analisi anche le qualità prime — la grandezza, il numero, il movimento, ecc. — sono, come le qualità seconde, elementi rappresentativi, dati della coscienza. È stato merito del filosofo inglese Giorgio Berkeley (1685-1753) l’aver mostrato con chiarezza definitiva che tutti gli elementi di ciò che diciamo mondo esteriore (colori, sapori, ecc.; pesi, resistenze, estensioni, ecc.) sono semplici fenomeni di coscienza: Kant ha corretto e completato l’idealismo berkeleyano col distinguere questi elementi in due categorie: quelli che ci sono dati dalla sensazione e quelli che lo spirito introduce per la necessità della sua universale natura e che sono il fondamento della obbiettività e regolarità della rappresentazione umana nel mondo: que-