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e Ceretti era uno spirito troppo libero da ogni catena tradizionale per poter entrare in tale ordine d’idee. L’hegelianismo dovette apparirgli invece come la verità più alta, la quale nel tempo stesso che elevava lo spirito in una sfera superiore a queste filosofie teologiche e volgari, lo liberava dagli assalti del materialismo e dello scetticismo: come l’interpretazione idealistica per eccellenza, che dava veste e forma di pensiero alla sua visione della realtà. Per Ceretti Hegel è anzitutto il grande sistematone dell’idealismo: la realtà è per lui, come per Hegel, un grande pensiero vivente: le cose, gli astri, le piante, gli animali sono come i geroglifici in cui è scritta la storia di quel Dio vivente che è il Pensiero. E di Hegel accoglie anche un altro punto: il carattere logico, razionale di questa realtà ideale in cui viviamo: il carattere dialettico del divenire di questa realtà, in cui ogni momento richiama il momento contrario e con esso si completa per rendere possibile il passaggio ad un grado superiore, in cui il processo eternamente si rinnova. In tutto questo Ceretti riconosce di essere stato discepolo di Hegel e di dovere a lui lo svolgimento delle idee fondamentali della sua mentalità: «l’hegelianismo giovò grandemente a corroborare il mio pensiero e mi portò in un campo che fruttò l’ulteriore svolgimento delle mie idee».

Ma Ceretti non era un filosofo della scuola: la sua mente liberissima si era formata, più che nel contatto coi libri, nel contatto con le cose. Le grandi visioni della natura, le meditazioni solitarie, la contemplazione disinteressata dell’uomo e delle società umane furono veramente le sorgenti del suo pensiero. Egli aveva d’altra parte subito anche altre profonde influenze: quella del Leopardi, della cui poesia filosofica Ceretti sentì presto il fascino; forse anche quella dello Schopenhauer, che chiama suo «intrinseco amico», e delle grandi dottrine pessimistiche dell’antico Oriente. Quindi si capisce come, pure tenendo Hegel per maestro, egli non sia affatto rimasto hegeliano e non abbia soltanto ripetuto Hegel: ma in un primo tempo abbia cercato di rifare Hegel a modo suo ed in un secondo tempo sia da questo punto di partenza giunto ad una concezione filosofica, che, nel suo indirizzo fondamentale, non è più affatto hegeliana. Infatti anche in quella specie di rifacimento del sistema hegeliano, che è il suo sistema di panlogica, Ceretti si