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l’urania — l’idillio manzoniano. | 118 |
si provò a comporre un poema originale sopra le montagne, accompagnandone l’invio al Fauriel suo secondo duca alpestre, come il Bággesen era stato il
data dal Bággesen, ella visitò la regione del Nord, guidata dal Fauriel la regione dell’Occidente; l’amicizia del Fauriel, essa dice, mi è cara, come quella di Nordfrank. Si compiace in tale compagnia, quando sente un dolce richiamo verso il Mezzogiorno; le par di sognare, le par di viaggiare verso un mondo incantato, e stende la mano al nipote di Dante, del Tasso e del Petrarca, all’amico del Fauriel e del Bággesen, al simpatico Manzoni:
Ach! und ich ahne dass mildere Düft and sanftere Tüne |
Questi due versi sembrano lasciar capire che al Bággesen fosse noto che nel tempo in cui il Manzoni tornato in Lombardia si preparava a tradurre la Parteneide (1807), per la prima volta conoscesse veramente l’amore, nel suo incontro con un’altra Vergine, la giovinetta Blondel, che divenne, poco dopo, sua moglie; e che ciò possa essere, lo confermerebbe pure la seguente nota che troviamo nel caro libriccino dello Stoppani: I primi anni di Alessandro Manzoni, pag. 234: "I versi pubblicati di preferenza dal Sainte-Beuve, perchè gli tornavano bene ad illustrare il suo soggetto, sento ora con piacere che esistono fra le carte del Manzoni, preceduti da pochi altri che formano il principio del Carme, e seguìti da un numero maggiore che ne costituiscono come il corpo, sia questo o non sia del tutto compiuto." Chi mi dà questa notizia aggiunge che, dopo aver letti quei versi, glien’è rimasta l’impressione che il Manzoni abbia cominciato il suo Carme col richiamo della Vergine ideale della Parteneide, per dire in seguito, come infatti dice, che egli ha trovato in Italia, sui colli orobii, una Vergine a lei somigliante. Sarebbe poi sua opinione che questa seconda Vergine del Manzoni non fosse ideale, ma reale, molto probabilmente la stessa Enrichetta Blondel, che fu poi sua sposa, o che egli deve aver conosciuta la prima volta da vicino, o presso