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[§ 48-49] | introduz. alla scienza sociale | 71 |
genitali del padre Urano1, e la credenza che era inviso agli dèi l’uomo il quale insultasse il vecchio padre2. Ai tempi invece di Platone, grave era divenuto il dissidio; ed una delle credenze stava per espellere l’altra. Platone non vuole che si figuri Zeus congiungentesi, ad insaputa dei genitori, colla sorella Era; nè che «crediamo o lasciamo asserire che Teseo, figlio di Poseidon, e Piriteo, figlio di Zeus, abbiano tentato il ratto di Persefone, nè che alcun altro figlio degli dèi, alcun altro eroe, sia stato reo delle empietà e dei delitti che narrano i poeti». Col progredire del tempo crebbe la smania di interpretare artificialmente le antiche credenze e ad esse mutare senso; mentre, come bene osserva il Grote, «la dottrina che si suppone essere stata simbolicamente espressa nei miti greci e posteriormente annebbiata, vi fu in realtà messa per la prima volta dall’imaginazione non consapevole d’interpreti più moderni. Era una delle vie che seguivano gli uomini colti per sfuggire alla necessità di accettare letteralmente gli antichi miti, per giungere a qualche nuova forma di credenza meglio rispondente al concetto che avevano degli dèi».
Similmente i cristiani nel medio-evo non vedevano, e non potevano vedere, tra i racconti della Bibbia e la morale quei dissidi che con tanta malizia misero in luce i filosofi del secolo XVIII3.
49. Il dissidio ora notato non è che un caso particolare di un fatto molto più generale. Gli uomini dei popoli barbari, e gli uomini del volgo presso i