[§ 39] |
introduz. alla scienza sociale |
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plicemente che gli uomini nascono e rimangono liberi, eccetto nelle cose in cui sono soggetti; ed eguali in tutto, eccetto nelle cose in cui sono diseguali; cioè meno che nulla; e fermiamoci solo sulla proposizione che le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune. Ciò ci giova ben poco per risolvere i quesiti dell’ordinamento sociale, e rimuove solo la difficoltà, che ora sta nel determinare quell’utilità comune. Basta leggere
Aristotile per vedere come la schiavitù si possa difendere sostenendo che è d’utilità comune1; ed analoga difesa si può fare della feudalità, tanto odiata dai rivoluzionari che composero quella bella Déclaration. I presenti giacobini francesi ritengono giustificata dall’utilità comune la distinzione che fanno fra cittadini appartenenti ad ordini religiosi cristiani, e cittadini appartenenti a loggie massoniche; ma gli ateniesi ritenevano egualmente fondata sull’utilità comune la distinzione che facevano tra l’uomo barbaro e il cittadino ateniese.
In sostanza, tutti quei ragionamenti pseudo-scientifici sono meno chiari ed hanno minor valore della massima cristiana che dice: ama il prossimo tuo come te stesso. Del resto tale massima appare in diverse epoche, e presso popoli assolutamente diversi, e trovasi anche nel Lun-Yu cinese2.
- ↑ Systèmes socialistes, II, p. 110.
- ↑ Lun-Yu o colloqui filosofici; Traduzione del Pauthier, I, 4, 15: «La doctrine de notre maître consiste uniquement à avoir la droiture du cœur et à aimer son prochain comme soi-même». Nota poi il traduttore:
«On croira difficilement que nostre traduction soit exacte; cependant nous ne pensons pas que l’on puisse en faire une plus fidéle».