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[§ 29-30] | introduz. alla scienza sociale | 57 |
il quale di questi esclusivamente si cura». Ed anche qui ragioniamo in circolo; cioè poniamo come premessa ciò appunto che vogliamo dimostrare. È proprio strana la pretesa dello Spencer di volerti logicamente dimostrare che tu senti ciò che tu non senti! Ecco un uomo che mangia un pollo, gli si vuole dimostrare che proverebbe maggiore piacere mangiandone solo mezzo e dandone mezzo al vicino. Egli risponde: «Proprio no; ho anche provato e vi assicuro che provo maggiore piacere mangiando intero il mio pollo che dandone metà al vicino». Potete dargli del malvagio, ingiuriarlo finchè volete, ma non potete dimostrargli colla logica che egli non prova quella sensazione. Un uomo è solo ed unico giudice in ciò che a lui piace, o non piace; e se, per esempio, c’è un uomo a cui non piacciono gli spinaci, è il colmo del ridicolo e dell’assurdo il volergli dimostrare, come si dimostra il teorema di Pitagora, che a lui piacciono. Gli si può bensì dimostrare che, col patire una certa sensazione spiacevole, egli se ne procurerà altra piacevole; che, per esempio, mangiando ogni giorno spinaci, risanerà da una certa malattia; ma egli rimane sempre il solo ed unico giudice per sapere se il compenso esiste o no tra quel piacere e quel dispiacere, e nessuno può dimostrargli colla logica che quel compenso esiste, se egli sente che non esiste.
Non ragioniamo qui dei fenomeni detti di suggestione, i quali nulla hanno a che fare colle dimostrazioni logiche.
30. Nei ragionamenti del genere (I β 2) è generalmente sottintesa una premessa, ed il ragionamento completo sarebbe: «L’individuo deve fare