Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
420 | capitali fondiari e mobiliari | [§ 11] |
accadere che certi uomini risparmiassero di più, almeno entro certi limiti, quando scema il frutto del risparmio. Pongasi un uomo il quale si propone di cessare di lavorare quando egli avrà tanto risparmio da poter godere di un’entrata di 2000 lire, sino al termine della sua vita. Per ottenere ciò, egli dovrà, se il frutto del risparmio scema, lavorare un maggior numero d’anni, o risparmiare ciaciascun anno di più, o fare entrambe queste cose. Notisi che nei paesi civili, dal principio del secolo XIX ai giorni nostri, il frutto del risparmio è andato scemando, e la produzione annua del risparmio è andata crescendo.
In conclusione, nei limiti, per vero dire assai ristretti delle nostre osservazioni, non possiamo menomamente asserire che la produzione annua del risparmio dipenda esclusivamente, o anche solo principalmente (sia funzione), dal frutto del risparmio; e meno che mai possiamo asserire che cresca col crescere di quel frutto, o viceversa.
L’uomo, nel trasformare il riparmio, è mosso da un numero grandissimo di considerazioni: una di queste è il frutto lordo che ricaverà dal risparmio; se tutte le altre sono eguali per due trasformazioni diverse, sarà scelta quella che assicura il maggior frutto lordo; ma, se le circostanze di quei due usi sono diverse, può darsi che venga scelto quello che dà minor frutto lordo, ma che offre altre circostanze favorevoli.
Già di parte di quelle circostanze abbiamo tenuto conto (V, 30), e le abbiamo eliminate deducendo dal frutto lordo certe somme per l’assicurazione e l’ammortamento dei capitali; il residuo è il frutto netto.
Si potrebbe seguitare per la stessa via, ed eliminare similmente altre circostanze; ma ciò sarebbe spesso molto difficile e di scarsa utilità.