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[§ 10-11] | capitali fondiari e mobiliari | 419 |
Occorre badare di non confondere il semplice risparmio col risparmio trasformato in capitali, cioè trasformato in cose che giovano alla produzione, nè col risparmio capitale1, il quale è quella parte del risparmio che, non essendo trasformato in altri capitali, pure giova alla produzione. Il grano, ad esempio, esistente nel granaio è del risparmio semplice; una parte di quel grano, quando è adoperato per mantenere gli operai che lavorano la terra, e la qual parto consumata in quel modo, sarà, ricostituita quando verrà il tempo del raccolto, è del risparmio capitale1; un’altra parte, adoperata per comperare i buoi che arano la terra, o la locomobile che serve a battere il grano, cessa di esistere sotto forma di risparmio, ed è trasformata in capitale.
Tengasi presente che questa classificazione ha gli stessi caratteri che abbiamo riconosciuti in quella che ci ha dato il concetto dei capitali (V, 20); cioè è poco rigorosa ed, in parte, arbitraria; ma nonostante è comoda per poter dare un concetto di molti fenomeni, senza fare uso della matematica; ed il poco rigore non nuoce, poichè sparisce nelle formole dell’economia pura, le quali solo ci danno dimostrazioni rigorose.
11. Il risparmio è ottenuto solo in parte pel fine del frutto che se ne ritrae; per altra parte nasce dal desiderio dell’uomo di avere in serbo beni da poter consumare all’occorrenza; ed ha pure per origine un atto istintivo dell’uomo, il quale opera similmente a quanto fanno molti animali. Perciò, anche se il frutto del risparmio diventasse zero, non si asterrebbero gli uomini dal risparmiare; anzi potrebbe