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30 | principii generali | [§ 45] |
Come già dicemmo tante volte, e dovremo ripetere tante altre, è perfettamente inutile contendere sui nomi delle cose; quindi, se a taluno piace di chiamare intuizione anche l’operazione per la quale si predice la pioggia quando invece viene il bel tempo, o la morte di chi invece risana, si serva pure; ma in tal caso occorre distinguere le intuizioni vere dalle intuizioni false, il che può fare la verificazione sperimentale; le prime saranno utili, le seconde inconcludenti.
Colla stessa operazione colla quale si giunge a proposizioni suscettibili di dimostrazione sperimentale, e che poi mercè questa sono riconosciute vere, o false, si può giungere a proposizioni non suscettibili di dimostrazione sperimentale; e, se vuolsi, si potrà ancora dare a tale operazione il nome di intuizione.
Per tale modo avremo tre generi di intuizioni, cioè: 1.° l’intuizione che conduce a proposizioni X, e che poi l’esperienza verifica; 2.° l’intuizione che conduce a proposizioni X, che poi l’esperienza contraddice; 3.° l’intuizione che conduce a proposizioni del genere Y, e che quindi l’esperienza non può nè verificare nè contraddire.
Coll’avere dato lo stesso nome a tre cose ben diverse, diventa facile il confonderle; e si ha cura di operare quella confusione tra la terza e la prima, dimenticando opportunamente la seconda; e si dice: «coll’intuizione l’uomo giunge a conoscere la verità, sia questa, o non sia, sperimentale», e così si consegue l’ambito scopo di confondere le proposizioni X e le proposizioni Y.
Se si fossero posti a Pericle i due quesiti seguenti: «Come credete che opereranno gli ateniesi in tali circostanze?» e «Credete che Pallas Atena protegge la vostra città?»; egli avrebbe dato, per