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[§ 25-27] | l’equilibrio economico | 335 |
e, entro certi limiti, il costo di produzione del grano scemò, invece di crescere, colla quantità prodotta. Da ciò il mutamento della coltura del grano che divenne ognora più intensiva.
26. L’equilibrio dei gusti e della produzione. — Consideriamo una collettività staccata e supponiamo che le spese dell’individuo siano fatte solo per le merci che egli compra, e le sue entrate abbiano solo origine dalle vendite che fa del suo lavoro, di altri servizi di capitali, o di altre merci.
In tali condizioni, l’equilibrio economico è determinato dalle condizioni che già abbiamo posto (III, 196 e seg.) per i gusti e per gli ostacoli. Abbiamo veduto che i gusti, e la considerazione delle quantità esistenti di certi beni, determinavano le relazioni tra i prezzi e le quantità vendute o comperate. D’altra parte, la teoria della produzione ci ha fatto conoscere che, date quelle relazioni, si determinavano le quantità ed i prezzi. Il problema dell’equilibrio è dunque interamente risoluto.
27. L’equilibrio in generale. — Il caso teorico precedente in una sua parte assai si discosta dalla realtà. Nel concreto, le entrate degli individui sono lungi dall’avere solo per origine i beni che cedono per la produzione. Il debito pubblico degli stati civili è enorme; una parte solo minima dei denari di quel debito ha servito per la produzione e spesso malamente. Gli individui che godono i frutti di quel debito non si possono dunque in alcun modo considerare come persone che abbiano ceduti beni economici per la produzione. Simili considerazioni si debbono fare per gli stipendi della burocrazia, ognora crescente, degli Stati moderni; per le spese per la guerra, la marina, e per molte spese di lavori pubblici. Qui non si ricerca menomamente se e come quelle