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306 gli ostacoli [§ 61-63]

dei capitali del suo proprietario, è di 10.000 lire. In realtà, c’è una perdita di 2000 lire; poichè occorre mettere fra le spese 8000 lire per lo stipendio del direttore e 4000 lire pei frutti dei capitali. Se quell’uomo avesse seguitato a rimanere direttore per conto altrui ed avesse comperato titoli del debito pubblico fruttanti 4%, avrebbe avuto 12.000 lire all’anno; colla sua impresa ne ha solo 10.000; dunque ci rimette 2000 lire.

62. L’impresa e il proprietario dei beni economici. — L’impresa, come già dicemmo (§ 4), non è che un’astrazione, il cui fine è di isolare una delle parti del processo della produzione.

Il produttore è un essere complesso, in cui stanno confusi l’imprenditore col direttore dell’impresa ed il capitalista; ora li abbiamo separati; ma non basta; c’è ancora da considerare il proprietario di certi beni economici di cui si vale l’impresa.

Supponiamo un possidente che produca grano nel suo possesso, esso può essere figurato dal produttore considerato (III, 102) che produce una merce, con costo crescente colla quantità prodotta. Ma in quell’uomo ci sono due parti da considerare, cioè: 1.° il proprietario della terra; 2.° l’imprenditore che della terra e di altri beni economici si vale per produrre grano. Per dare forma concreta a quell’astrazione, consideriamo un imprenditore che affitta quella terra e che produce grano.

63. Se il produttore trovasi dalla parte degli indici positivi, fa un utile: a chi va quell’utile, ora che si sdoppia in un possidente e in un imprenditore?

Tale problema si risolverà coi principii generali già posti. Supponiamo che, pel possidente, la terra, di cui la quantità che egli possiede è figurata da