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258 i gusti [§ 41-44]


Osservisi che la differenza dei piaceri recati da 1 di A è positiva per la dipendenza del primo genere; negativa, per la dipendenza del secondo genere. Tale differenza è sempre eguale a quella che si troverebbe paragonando i piaceri recati da 1 di B. Ciò accade perchè abbiamo implicitamente supposto che il piacere della combinazione A B è indipendente dall’ordine dei consumi.

42. Componiamo una merce A con parti proporzionali di altre due merci B e C, per esempio con uno di pane e due di vino. Se B e C sono indipendenti, od hanno la dipendenza di primo genere, potremo ripetere il ragionamento già fatto e vedere che, in generale, l’ofelimità di A scema col crescere della quantità di A. Le eccezioni si lasciano da parte, per le considerazioni già fatte al § 35.

43. I caratteri delle linee di indifferenza — Gli economisti hanno principiato col chiedere all’esperienza i caratteri dell’ofelimità, e ne hanno poi dedotte le proprietà delle linee d’indifferenza.

Si può seguire la via inversa. Nel caso in cui l’ofelimità elementare di una merce dipende solo dalla quantità di quella merce, le due vie sono equivalenti. Ma è notevole che, nel caso generale, cioè in quello in cui i consumi appaiono dipendenti, lo studio delle linee di indifferenza ci dà risultamenti ai quali meno facilmente, per ora almeno, si potrebbe giungere ricorrendo soltanto all’esperienza per avere i caratteri dell’ofelimità.

44. Un primo carattere delle linee di indifferenza si ottiene osservando che occorre aumentare la quantità di una merce per compensare lo scemare della quantità di un’altra. Da ciò segue che l’angolo α è sempre acuto. Tale proprietà corrisponde esattamente alla proprietà delle ofelimità elementari, di essere sempre positive.