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[§ 35-38] i gusti 255

altri; e quella di un altro bottone ancora è molto piccola. Ma questo fenomeno è analogo, in parte, a quelli già studiati delle variazioni discontinue (III, 65). Bisogna ricordarsi che non studiamo fenomeni individuali, ma fenomeni collettivi e medii. Le camicie non si vendono mancanti di un bottone: quindi il caso astratto, ora notato, non si verifica in pratica. Occorre considerare il consumo di migliaia di camicie e di migliaia di bottoni, ed in tal caso si può ammettere senza grave errore che l’ofelimità elementare scema col crescere della quantità.

36. Riguardo alla dipendenza del secondo genere, (§ 8), si può osservare, in generale, che l’ofelimità elementare di una merce scema sino a diventare zero, mentre cresce la quantità della merce. Quell’ofelimità elementare rimane zero, sinchè la merce a cui si riferisce sia eliminata dal consumo, o vi rimanga solo per una quantità insignificante, e sia, sostituita da altra merce superiore.

37. In conclusione, eccetto una parte del fenomeno nel caso dei beni complementari, per la maggior parte delle merci, l’ofelimità elementare decresce mentre cresce la quantità consumata. A chi è assetato, il primo bicchiere d’acqua procura maggior piacere del secondo, a chi è affamato la prima porzione di alimenti dà maggiore piacere della seconda, e via di seguito.

38. In questa via ci possiamo spingere più oltre e trovare un terzo carattere dell’ofelimità di moltissime merci. Non solo il secondo bicchiere di vino procura minore piacere del primo, e il terzo procura minore piacere del secondo: ma la differenza tra il piacere che procura il terzo e quello che procura il secondo è minore della differenza tra il piacere che procura il primo e quello che procura