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180 conc. gen. dell’equil. econ. [§ 97]

di indifferenza dei gusti sono t, t', t'',..., gli indici dell’ofelimità crescono da t a t''. Quell’individuo ha ogni settimana una quantità om di A. Supponiamo che, per trasformare dell’A in B, egli segua il sentiero rettilineo m n. Nel punto a ove il sentiero taglia la curva di indifferenza t, non vi è equilibrio perchè all’individuo giova recarsi da a in b, sulla curva t', in cui avrà un indice maggiore di ofelimità.

Ciò si può ripetere per tutti i punti ove il sentiero taglia curve di indifferenza, ma non più pel punto c'' in cui detto sentiero è tangente ad una curva di indifferenza. Infatti l’individuo non può muoversi da c'' se non verso b o verso b', ed in entrambi i casi scema l’indice di ofelimità. I gusti vietano dunque ogni movimento all’individuo pervenuto in c'', e che percorre il sentiero m n, perciò c'' è un punto di equilibrio. Sono pure tali i punti analoghi c, c', c'', c''' posti su altri sentieri i quali si suppone che l’individuo possa percorrere. Se si uniscono quei punti con una linea, si ha la linea di equilibrio riguardo ai gusti, e dicesi anche linea dei baratti1.

I punti termini che, venendo da m, precedono i punti della linea dei baratti possono anche essere punti di equilibrio.

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  1. Si potrebbe coprire il piano con tante linee dei baratti, e si otterrebbe così una rappresentazione del colle degli indici di ofelimità, analoga a quella che si ha coprendo il piano colle linee di indifferenza (App. 17).