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[§ 39-41] | conc. gen. dell’equil. econ. | 159 |
oppure 6 fr. a 98; sarebbe una ricerca inutile, poichè tanto non dipende da lui di fissare quel prezzo: egli ricerca, perchè ciò solo da lui dipende, quale quantità di rendita gli giova comperare ad un prezzo dato. Volgiamoci al suo venditore. Può darsi che sia mosso da cagioni perfettamente identiche. In tal caso abbiamo sempre lo stesso tipo di contratto. Ma in sul finire dell’anno 1902, potevamo capitare su uno che ci avrebbe risposto: «vendo per fare ribassare il corso della rendita, e quindi dare noia al governo francese». In ogni tempo, possiamo capitare su chi ci dice: «vendo (o compro) per fare ribassare (o rialzare) il corso della rendita, per poi trarne partito per procurarmi certi utili». Chi opera in quel modo è mosso da cagioni ben diverse da quelle precedentemente considerate: egli mira a modificare i prezzi e paragona principalmente le posizioni alle quali giunge con prezzi diversi. Qui appare dunque un altro tipo di contratti.
40. Tipi di fenomeni riguardo agli effetti dei gusti. — I due tipi di fenomeni che abbiamo accennato sono di gran momento nello studio dell’economia politica; cerchiamo quali ne sono i caratteri, ed intanto indichiamo con (I) il primo tipo e con (II) il secondo. Principiamo dal considerarli nel caso in cui chi trasforma beni economici bada solo a procacciare il proprio utile; più lungi (§49) vedremo casi in cui diverso è l’ordinamento.
Diremo che chi acquista, o cede, una merce può essere mosso da due generi ben distinti di considerazioni.
41. Egli può cercare esclusivamente di soddisfare i propri gusti, data che sia una condizione qualsiasi del mercato. Egli contribuisce bensì, ma