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La paura della morte | 179 |
Il primo atto, con cui egli annunzia la sua comparsa in questo mondo è un guaito. L’uomo nasce piangendo.
E quando la natura lo costringe a firmare il suo atto di congedo dalla vita, piange o si lamenta.
E fra questi due punti estremi della partenza e dell’arrivo l’uomo si lamenta sempre e poi sempre; mutando solo il modo di lamentarsi.
Bambino guaisce o piange, fanciullo piange ancora; ma per di più comincia a lamentarsi, perchè non è ancora un giovinetto.
E giovinetto sospira, perchè non gli spuntano ancora sul labbro quei desiati peli, che gli diano diritto di baciar le rosee labbra d’una fanciulla.
E giovane sdegna di piangere, perchè le lagrime son dei bambini; ma maledice la vita e commenta Schopenhauer, o si delizia sorbendo a centellini l’amaro calice delle divine poesie del Leopardi.
Adulto continua a non piangere, perchè le lagrime sono una vergogna e una debolezza; ma invidia i non nati o i morti