tre o molte, com’altri decanta, ma due: non occuparon dunque il sito di Verona, la qual già c’era, e nella quale però i lor nimici Reti si ricovrarono da essi fuggendo, e non occuparono se non quel di Cremona e di Brescia. La miglior via per accertar della lezion vera di qualche Autore, si è d’osservare i fonti dond’egli attinse: noi sappiam che Livio da nissun altro più che da Polibio prese e trascrisse: insegnò Polibio che i Cenomani si posero di là dal Chiesio e lungo il Po: come dunque avrà Livio assegnato loro il sito di Verona in vece di quel di Cremona? Altra via per iscoprire la lezion sana d’antico Scrittore si è quella di riscontrarlo co’ posteriori che da esso presero. Plinio per compilare il suo terzo libro, di Livio singolarmente si valse, recitandolo tra primi; afferma in questo libro (Plin. lib. 1, ove del terzo libro ex. auctoribus Turanio, Nepote, Livio, Catone, ec.) che nel tener de’ Cenomani erano Brescia e Cremona; è dunque patentissimo ch’egli non avea letto in Livio Brescia e Verona. Finalmente per assicurarsi del vero in sì fatti casi, bisogna esaminare il contesto e gli altri luoghi dell’Autore medesimo. Or se Livio avesse qui scritto Verona, avrebbe contradetto a se stesso, ove dichiara che i Cenomani avanti il dominio de’ Romani non avean che Vici, con Brescia che di essi era capo (lib. 32: Vicos Cenomanorum, Brixiamque, quae caput gentis erat); e si sarebbe contradetto in questo stesso periodo, poiché dice in esso, che dove si arrestarono i Cenomani, erano stati i Libui; parrebbe doversi leg-