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libro primo 35

essa ancora, benchè con molta eleganza, da qualche moderno, o apparteneva ad altr’ode, o manca molto in mezzo. Vien lodato il Pontano dal Sannazaro, perchè avesse supplito Catullo sì bene, che quel gran poeta dovesse anteporre a proprj i versi di lui (lib. I: Mallet et hos numeros quam meminisse suos). Nell’istessa elegia, di cui si tratta, il duodecimo verso è già conosciuto per intruso da tutti, e per fabricato dall’ingegno de’ correttori, come disse Giuseppe Scaligero1, onde tanto variamente vien letto; perchè dunque dovrà parer sì strano ch’or si scuopra l’istesso in due altri? Anzi per essere quell’elegia così imbrogliata e scomposta e lacera, alcuni copiatori la tralasciaron del tutto: non apparisce però nè punto nè poco ne’ tre Catulli Vaticani, che sembrano i migliori, e un de’ quali fu di Fulvio Orsino. Decisione di questo punto non ci può dare nissun de’ Mss. finora noti, perchè son tutti di poca età, e i più vecchi non paiono oltrepassar di molto la metà del decimoquinto secolo. Furon però fatti disperdere que’ primi esemplari, da’ quali in quel tempo fu trascritto e moltiplicato Catullo. Tra’ primi che s’accingessero a emendar quest’autore, fu il Calfurnio letterato Bresciano di molta vaglia, che un’edizion ne fece in Vicenza l’anno 14812; ma era già molto vecchio, e potea molto prima averci posto mano. Dice Gerolamo Avanzo nelle Emendazioni stampate l’anno 1494, che avanti i rac-

  1. Non vedo più questo passo in Scaligero.
  2. In quell’edizione c’è Calphurnii Carmen. Fu buon poeta.