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dell’istoria di verona |
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gli occhi di coloro che della region de’ Cenomani parlarono sì erroneamente, imperciocchè da esso ogni dubbietà si sgombra, ed ogni sofisticheria si recide. Vi s’impara adunque, come confin de’ Cenomani dalla parte del Veronese era quel fiume che scendendo dalla Val Sabia va a metter capo nell’Olio, e in volgar Bresciano si nomina Chiès, per lo che da’ Greci e da’ Latini è da credere fosse detto Clesio, benchè in tutte le stampe si legga Clusio, avendo il volgare fatto Chiesio da Clesius, come chiaro da clarus. Di Flaminio e Furio Consoli nel 531 di Roma, scrive quel grand’Autore, per esattezza e fedeltà incomparabile e quasi contemporaneo, come nella guerra co’ Galli, levato il campo dal Po presso al luogo ove sbocca l’Adda, dopo aver girato, e condotta qua e là per più giorni l’armata, finalmente passando il fiume Clesio, vennero nel paese de’ Cenomani, e da’ luoghi vicini a’ monti si portarono di nuovo negl’Insubri (lib. 2: διέλθοντες τὸν Κλούσιον ποταμὸν ἦλθον εἰς τὴν τῶν Κενομάνων χώραν). Si entrava dunque ne’ Cenomani passando il Chiesio, fiume che scorre a dieci miglia da Brescia; e com’ampio ha il letto, così era assai più ricco d’acque, avanti che per benefizio di quel paese ne venisse derivato il Naviglio. Chiunque dopo autorità così venerabile e così precisa volesse disputare in contrario ancora, pare a noi non meriterebbe nè osservazion nè risposta. Non dobbiamo lasciar d’aggiugnere una bella conferma di questo fatto, ed un infallibil riscontro che n’abbiam tuttora dinanzi agli oc-