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ancora. Appar ciò chiaramente dalle lapide trovate in quella Terra, ed erette agl’Imperadori in nome de’ Benacesi. Una ne abbiam poi bellissima nel Museo in onor di Commodo (v. Ins. XXXVII), che si rende per più ragioni osservabile. I Benacesi non già della sognata città di Benaco, ma erano abitatori de’ villaggi e de’ borghi per lungo tratto d’intorno al Benaco distesi, e formavano una Comunità che tenea in Tusculano la sua radunanza ed il suo Consiglio. Ora poichè il Benaco era nel Territorio Veronese (Plin. in agro Veronensi), non par credibile che il luogo principale de’ Benacesi ne fosse fuori. Aggiungasi il nome di tal terra, che la mostra non Gallica, qual era il paese di là, ma Toscana, come disse Catullo essere il lago: i Sacri Tusculani erano anche in Trento, come paese Retico (v. Grut. 479, 6).

Ma su l’ultima estremità del lago, dalla parte al Veronese opposta, è Riva, della qual nobil terra le più antiche memorie che si trovino, son del secolo del 900, in due insigni documenti del nostro Capitolo Canonicale, stampati già dall’Ughelli; e in ambedue vedesi com’era fin d’allora, e per conseguenza era sempre stata, di ragion nostra, nominandovisi due casali del Contado Veronese nella Corte Regia che si chiama Riva (t. 5, c. 746: in Comitatu Veronensi Corte Regia quae vocatur Ripa). La rocca sul lago e l’altra sul monte vi furono edificate dagli Scaligeri, e parimente il palazzo publico, come si è imparato da un epigramma scolpito in pietra, scoperto tre anni sono nella ristau-