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176 | dell'istoria di verona |
Greca poetica, che secondo noi è quanto dire antichissima, e vale angustia, luogo stretto, onde ben s’adatta a luogo di montagna, e mostra l’origine Euganea. Antichi sepolcri di lettere Greche incisi, dice Tacito (Mor. Germ.), che correa fama vedersi ancora a1 confini della Rezia. Forse composero tal nome i Latini da vetus, o da versus Stonos, come sul Trentino da penes lucum si fece Peluco. Ma in somma questo luogo fu Capo degli Euganei Alpini, e pure nè Brescia nè altra città ebbe sotto di se, nè fu mai esso città. Se Brescia ne fosse, e fosse murata nel tempo, in cui veggiam da Livio, che sovrastava a’ Vici de’ Cenomani, ed era Capo di tal gente, nè si potrebbe affermar, nè negare: ma farebbe creder di no l’uso antico de’ Galli, e spezialmente Cisalpini, de’ quali dice Polibio (lib. 2:ᾤκουν δὲ κατὰ κώμας ἀτειχίστους) in universale, che abitavano vici non murati; e de’ quali dice Strabone (lib. 5: πάλαι μὲν κώμην, ἄπαντες γάρ ᾤκουν κομηδόν) che abitavano tutti in vici, e che Milano stesso però anticamente altro non era che un vico, quando gl’Insubri l'edificarono. Accorda l'uso degli antichi Germani, ch’era in origine la nazion medesima; ognun sa, dice Tacito, che i popoli Germanici non abitano città alcuna; e segue narrando la forma de’ vici loro (Mor. Ger. Nullas Germanorum populis urbes habitari satis notum est).
Ma sotto i Romani città di considerazione era già Brescia senza dubbio, e benchè non da uguagliare a Verona o a Milano, colonia fu però di molto credito. Si accrebbe poi e