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libro quinto 147

dusse Antonio? poi Ottavian di nuovo. Della Venezia certamente ne mandò Augusto fino all’estrema parte, facendo menzion Svetonio (Aug. c. 25) di colonie confinanti con l’Illirico, per presidiar le quali, e assicurarle da gl’Illirici che le infestavano, si valse, contra l’uso, di soldati libertini. Di Pola nell’Istria il nome che riporto di Pietà Giulia, e i due tempj che in parte ancor sussistono, dedicati alla Dea Roma e ad Augusto mostrano che fin là si stesero le di lui colonie. Non avrà dunque certamente tralasciata Verona. In nobile e sontuosa iscrizione, che tuttor si vede, questa città vien detta COLONIA AVGVSTA, titolo per cui altri ha creduto che ne fosse Augusto l’autore (v. Ins. XXXVIII). Replicatamente adunque acquistò gius di colonia Verona, onde andarono errati que’ dotti che la credettero municipio. Se ne persuase il Reinesio per una nostra lapida, ora nel publico Museo dedicata, e che si può vedere nel Trattato degli Anfiteatri ( lib. 1, c. 14: honoribus omnibus in Municipio functus), in cui si dice di Lucio Giustino, che avea sostenuti in questo municipio tutti gli onori. Se ne persuase il Cluverio (pag. 117), perchè di certo suo municipe parlò Catullo. Fatale fu per verità questa voce nel generar dispute e confusioni; e non solamente tra i moderni, ma perfin negli antichi. Asconio Pediano, a cagion d’esempio, si maraviglia che Cicerone (in Pison.) chiami Municipio Piacenza, mentre fu colonia, in che non c’era maraviglia alcuna.

Dicea Gellio (lib. 16 c. 13) Municipio e Mu-