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dell’istoria di verona |
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la verità di quanto scrive Polibio (lib. 6, p. 461 διαλύσεως, ἢ βοηθείας), il qual fioriva appunto di que’ tempi, che se alcuna città d’Italia o di qualche decisione, o di qualche soccorso avea bisognoii, ne prendea cura il Senato: dal quale insegnamento di Polibio confermasi ancora indisputabilmente che non Questori nè ordinari Proconsoli reggean l’Italia, ma si reggean le città da se con la sovranità del Senato. Il Senato trattandosi di confini, che per lo più ricercano oculare inspezione, appoggiò a Sarano la cura di questa differenza tra le due città, mandandolo in qualità di Proconsole per essere stato Console l’anno avanti. Incombenza simile ebbe da poi Cecilio parimente Proconsole, di cui un simil termine con iscrizione era già nel monte Venda, per testimonio di lui, tra gli Atestini ed i Padovani. Questo Cecilio non fu il Dalmatico nominato in un frammento di Fasti trionfali presso il Grutero (298, 3), ma come si ricava dal prenome diverso del padre, fu il Console dell’anno 637 per nome Diademato. Nel 639 si conosce toccata la Cisalpina ad Emilio Scauro, mentre abbiam da Strabone (lib. 5), asciugasse le paludi d’intorno al Po, non lungi da Piacenza. Di costui si legge che trionfasse de’ Galli e de’ Carni, gente il cui piano era tra la Venezia e l’Istria, e che nella parte montana non dovea ancora esser soggiogata. Leggesi in Aurelio Vittore, che trionfò de’ Liguri [ne’ Fasti per la ragion sopradetta chiamati Galli] e de’ Gantisci, inaudito nome, che potrebbe con la scorta de’ marmi Capitolini emendarsi in Carni. I Ro-