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     Lasciamo in grembo ai luminoso incanto
Questo picciolo re dell’allegrezza,
Che in breve diverrà schiavo del pianto.

     Oh rimembranze dell’età fanciulla!
Chi serba amor di quella prima altezza,
Sospira, e torna a ribaciar la culla.


La poesia lirica è poesia universale, che tutte abbraccia e s’incorpora le varie specie e forme della poetica creazione, dall’inno al dramma, dall’elegia all’epopea. Esempio unico e perfettissimo nella letteratura nostra, il carme dei Sepolcri. Ma esempio da citarsi tra’ più cospicui anch’esso, il canto del Prati: non per la sovranità dell’arte, bensì per la polifonica varietà d’un gamma melico, che quanti sono i sorrisi e le lacrime ogni dì rinascenti sotto il sole, a tutti ha dato una nota; e di tutte le voci intime delle cose fece risonar l’accordo con incomparabil ricchezza di metri e di rime, con tale una fecondità d’ispirazioni e di melodie, da poterla paragonare alla poetica facondia d’Ovidio: del quale si dice, che qualunque cosa gli uscisse di bocca, avea naturalmente la forma del verso.

Il mero poeta lirico è un primogenito favoloso, senza agnazione, senza successione, generato da inconcepibil seme, come nel greco mito la dea che nasce dalle spume del mare. Egli non ha padri, egli non ha maestri; non deriva che da se stesso. Sua genitrice è la vergine natura; suo animatore è Dio. Quando osservo il poeta drammatico o il poeta epico, la sua parentela, le sue derivazioni mi sono palesi; ma quando osservo un originale poeta lirico, dond’egli derivi io non veggo. E la non è cosa da poter qui pertrattare come si farebbe in una lezione di critica letteraria; ma chi voglia studiarci sopra, vedrà facilmente da