Pagina:Luigi di San Giusto - Gaspara Stampa.djvu/66

62 Luigi di San Giusto



Benedico le frodi e i tanti inganni,
con che convien che i tuoi seguaci intriche;
poichè tornando le due stelle amiche
m’hanno in un tratto ristorati i danni.


È l’amore che trionfa; anche il bel Collaltino è commosso, è vinto da tanta passione, da tanta fede. Egli si mostra nuovamente tenero, ardente; forse gli pare d’amarla ancora, di averla sempre amata. E Gaspara non si vergogna punto di rivelare al mondo la sua piena felicità. Il sonetto alla notte è certo dei più veri, dei più arditamente belli, che la poesia femminile abbia plasmato. È come un inno superbo all’amore:

O notte, a me più chiara e più beata
che i più beati giorni ed i più chiari,
notte, degna da’ primi e da’ più rari
ingegni esser, non pur da me, lodata;

tu, delle gioie mie, sola sei stata
fida ministra, tu tutti gli amari
della mia vita hai fatto dolci e cari,
resomi in braccio lui che m’ha legata.

Sol mi mancò che non divenni allora
la fortunata Alcmena, a cui ste’ tanto
più dell’usato a ritornar l’aurora.

Pur così bene io non potrò mai tanto
dir di te, notte candida, che ancora
dalla materia non sia vinto il canto.