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Gaspara Stampa. 47

darsi a un lavoro poetico serio e di gran mole, a un poema forse... Strano capriccio! Voleva egli forse così distrarre la mente di lei dal pensiero fisso di quell’amore che lo annoiava? La poveretta risponde: Se con tutto lo studio e tutta l’arte non posso neppure accennare quanto e quale sia il foco mio per voi, come potrei narrare in versi l’altrui voglie amorose e le altrui pene? E lo esorta a farsi egli stesso autore dell’opera che desidera; egli che ha stile, vena ed ingegno uguale al suo dire.

Intanto egli non ritorna. Perchè? Forse egli già ne preferisce un’altra; forse, mentre ella si strugge per lui, egli vagheggia una bellezza nuova, più gioconda, meno esigente della languida e ardente Anassilla. Ella lo sospetta; la gelosia turba il suo cuore, come le onde turbano quel mare, presso il quale essa porta i suoi lamenti (sonetto XL). Il bel conte, prepotente e tiranno con lei, che trova così remissiva, non contento di torturarla con la sua freddezza, le impone un modo di vivere riservato e solitario; pur amandola poco, egli prende ombra di tutto, e non vuole che nessun altro ammiri e lodi la donna che è sua. Ella sente l’ingiustizia di queste pretese; e si arrende, non senza amarezza.

Ma, perch’io son di foco e voi di ghiaccio,
voi siete in libertate, ed io in catena,
io son di stanca, voi di franca lena,
voi vivete contento, ed io mi sfaccio;