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Gaspara Stampa. 43


Giusta è l’accusa del Flamini e di altri critici che ella fu troppo imbevuta di petrarchismo, perchè potesse dare ai suoi affetti forma diversa dalla tradizionale. Ma Gaspara non era una donna cerebrale; ella visse di passione. Il Varchi la paragonò giustamente a Saffo, e quel che Orazio disse della poetessa di Lesbo ben può applicarsi ad Anassilla:

....... «Spirat adhuc amor
vivuntque commissi calores
Aeoliae fidibus puellae».

La poesia era per lei un linguaggio naturale dell’amore, e se ella non condusse la forma a maggior perfezione, fu perchè in lei il sentimento e il senso soverchiarono il ragionamento. Assorbita dalla sua idea fissa, ella non ebbe la calma necessaria a rifare, a limare, a correggere. Aveva fretta. Subiva le successive vicende del suo amore: liti, paci, ansie, speranze, gelosie, disperazioni, esultanze.... e si lasciava a volta a volta conquidere dall’impressione del momento, e a questa s’abbandonava e prestava le sue rime.

Certo ella fu avida di gloria. E perchè era donna, e le lodi la lusingavano; e anche perchè la gloria, cingendola di un’aureola di luce, doveva renderla più cara al suo amante. Questa almeno fu la sua speranza.

Poi, l’amore è sottile, e quasi inconscientemente astuto. Gaspara sicuramente sperò che