860Piglio di paladino: A me si addice
La vendetta, esclamò. Volse lo sguardo,
Così dicendo al pellegrin, che muto
Fra cotanto armeggiar d’ire e di accenti
Del suo fiero sermon godeasi il frutto, 865E replicò: — Lo spirto e la parola
Dell’Alighier qui non si udì: mentite
Voci dal labbro di costui dettava
La rea calunnia ed il livor codardo! —
Balzò a quel dir l’eroe. Pari a ringhioso 870Stuol di mastini, ch’a un rumor lontano
Desti tutti in un punto alla tard’ora,
Uggiolando prorompono alla siepe
Del custodito pecoril: l’un l’altro
S’aízzano co’l grido, e allo sbarrato 875Limitare avventandosi co’ morsi,
Raspano il suol rabbiosamente; allora
Ch’odono del pastor la voce e il passo
Si rammansano a un tratto; penzoloni
Gittan la coda, spianano le orecchie, 880E muti, muti acquattansi; in tal guisa
Al sorger dell’eroe tacque l’impronto
Bisbigliar degli astanti; e con furtivo
Pavido sguardo e con moto conforme
I suoi sguardi, i suoi moti ognun seguía. 885Ei favellò:
— Qual che tu sii, nè al certo
D’infamia o loda il nome tuo fia degno,
Stolte parole or proferisti. Hai vòto
Core e cervel gonfio di fiabe, ed altro
Che inutil fiato il labbro tuo non mette. 890Di mutue lodi e di vulgari incensi
Pago tu vivi, e teco il gregge: ingrato
Però il vero a te suona, a te che l’arte
E la natura e te stesso mentisci! —