8. Come, replicò quei, se e’ si cicala
Che tu daresti via fin la gonnella;
Vedendomi spedato e per la mala1,
Potrai avere il granchio alla scarsella?
Poichè tu gratti2 il corpo alla cicala,
Disse il duca, io levai questa cannella3,
Per quel ch’io ti dirò; perchè se già
Donai, non era tutta carità. 9. E’ non batteva la mia fine altrove,
Che ad aver, prima ch’io serrassi gli occhi,
In ricompensa un dì, piacendo a Giove,
Della mia donna quattro o sei marmocchi;
Ma finalmente, dopo mille prove
Di dar il lustro a’ marmi co’ ginocchi,
Tenendo gli occhi in molle e il collo a vite,
E le nocca4 col petto sempre in lite, 10. Io l’ebbi bianca5 a femmine ed a maschi;
Ond’io, sbraciar6 volendo a bel diletto,
Mi risolvei levar quel vin da’ fiaschi7,
E non dar più quanto un puntal d’aghetto8;
Perchè po’ poi, diss’io, gli è me’ ch’io caschi
Dalle finestre prima che dal tetto:
E il cavarmi di mano adesso un pelo,
Sarebbe un voler dare un pugno in cielo.
↑St. 8 Per la mala vita. Ridotto a mal partito. (Nota transclusa da pagina 122)
↑Tu grattiecc. Tu m’inciti a discorrere, vuoi farmi cantare. (Nota transclusa da pagina 122)
↑Levar la cannella. Desistere dal fare una cosa: ed è preso dal levar la cannella alla botte. (Nota transclusa da pagina 122)
↑St. 9. Le nocca o nocche delle dita. (Nota transclusa da pagina 122)
↑St. 10. L'ebbi biancaecc. Nell’estrazione di un premio al lotto, le sole polizze premiate sono scritte, le altre bianche. Onde averla bianca a una cosa vale non ottenerla. (Nota transclusa da pagina 122)
↑Sbraciar. Scialacquarsi la mia roba. (Nota transclusa da pagina 122)
↑Levare il vin dai fiaschi, vale finir che che sia, finirla. (Nota transclusa da pagina 122)
↑Aghetto. cordoncino con puntale di metallo. (Nota transclusa da pagina 122)