59. Tal pietra per di fuori è calamita,
E ripiena di fuoco artifiziato.
Ormai arriva il toro, ed alla vita
Con un lancio mi vien tutto infuriato:
Ma perchè dietro al masso ero fuggita,
Il ribaldo riman quivi scaciato1;
Chè in esso dando la ferrata testa,
In quella calamita affisso resta. 60. Sfavilla il masso al batter dell’acciaro,
E dà fuoco al rigiro2 ch’è nascosto;
Ed egli, a’ razzi ch’allor ne scapparo,
Un colpo fatto aver vede a suo costo,
Perchè non vi fu scampo nè riparo
Ch’ei tra le fiamme non si muoia arrosto.
Ed io, scansato il fuoco e ogni altro affronto,
Lieta mi parto e tiro innanzi il conto3. 61. Più là ritrovo un grand’uccel grifone,
E topi assai che giran come pazzi,
Perch’egli, entrato in lor conversazione,
Gli becca, graffia e ne fa mille strazzi.
Di lor mi venne gran compassïone,
E vo per ovviar ch’ei non gli ammazzi;
Ma quei mi sente al moto, e in piè si rizza,
E per cavarsi vien con me la stizza.
↑St. 59. Scaciato. Scornato, deluso. (Nota transclusa da pagina 203)
↑St. 60. Rigiro. Il fuoco artifiziato. (Nota transclusa da pagina 203)
↑Il conto. Questa parola non aggiunge nulla al tirare innanzi; ma, dice il Minucci, l’uso nato da quei che tengono i libri di debitori e creditori, ci obbliga a dir così. (Nota transclusa da pagina 204)