23. Amadigi a distorlo tutto un giorno
S’arrabbiò, s’aggirò come un paleo:
Ma perchè quanto più gli stava intorno,
Egli era più ostinato d’un Ebreo;
Tu vuoi ir, disse, è vero? o va’ in un forno1:
E dopo un grande e lungo piagnisteo,
Orsù, vanne, diss’egli, io me n’accordo;
Ma lasciami di te qualche ricordo. 24. Allor per soddisfarlo Florïano,
Acciocchè più tener non l’abbia in ponte,
Con un baston fatato, ch’avea in mano,
Toccò la terra e fece uscir un fonte.
E disse: quindi poi, benchè lontano,
Vedrai s’io vivo o s’io sono a Caronte;
Perchè quest’acqua ognor di punto in punto
In che grado io sarò diratti appunto. 25. Se al corso di quest’acqua porrai cura,
Tutto il corso vedrai di vita mia:
Mentr’ella è chiara, cristallina e pura,
Di’ pur ch’io viva in festa ed allegria;
Ed all’incontro, se è torbida e scura,
Ch’ella mi va come dicea la Cia2:
Ma quand’ella del tutto ferma il corso,
Di’ ch’io sia ito a veder ballar l’orso3.
↑St. 23. Va’ in un forno. Va’ in malora, al diavolo, in galea. (Nota transclusa da pagina 124)
↑St. 25 La cia, fruttaiuola, usava un certo suo detto laido per significare: Mi va male. (Nota transclusa da pagina 124)
↑Ballar l'orso. Di’ che son morto. Uno di quei tanti detti, usati dalla plebe buffona, per levarsi la trista idea della morte. (Salvini.) (Nota transclusa da pagina 124)