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LEZIONE SECONDA 43

e avendo di più chiamato questo suo poema Comedia, e l’Eneide di Virgilio Tragedia; non è adunque maraviglia, se usandosi chiamare in quei tempi ogni poema, che rappresentava, Comedia o Tragedia, ei chiamò questo suo che aveva il fine lieto, e somigliava tutte a tre le sorti delle comedie, Comedia. E quando e’ l’avesse pur chiamata così alquanto impropriamente, soggiungne questo suo defensore, non sia più biasimato egli, che si sia Aristotile; il qual disse nel primo libro degli Animali, che la notizia dell’anima era e meritava per la sua chiarezza d’esser chiamata più scienza, che le altre; e nondimeno poi nel principio del primo libro di quella, dove era il luogo propio di trattarne, e’ la chiamò istoria. Onde Simplicio, suo espositore, se ne maraviglia, come di nome forse non così propio a casa e a luogo tale. La qual licenza non di meno non si concede debitamente, se non a simili uomini grandi, in quel modo che si fa ancor quella del viver più sontuosamente degli altri a le persone ricche, e quella del trapassare le leggi a le potenti; ed è tanto ancor più degna di scusa, quanto in quei tempi non si aveva notizia, o pochissima, delle lettere e delle cose de’ Greci, da i quali hanno avuto origine questi nomi e queste regole de la poesia. E questo basti per dichiarazione di questa parte del titolo Comedia; il che aveva solamente bisogno di dichiarazione. Imperochè il resto è chiarissimo per sè stesso; non essendo alcuno il quale possa dubitare ch’essa opera non sia di Dante, e ch’egli non fusse cittadin fiorentino, dicendo egli e l’uno e l’altro più d’una volta e in più d’un modo in quella. La vita del quale, ancora ch’ei sia costume de’ buoni espositori il farlo, non mi metterò io a raccontare, per che ella è stata scritta tanto diligentemente da ’l Boccaccio, da M. Lionardo d’Arezzo, da il Landino, da il Vellutello e dallo interpetre moderno, che il trattarne io nuovamente, sarebbe com’e’ in proverbio fra i Latini, un portar rena al lito o acqua al mare. E però, passando senza perdere più tempo a l’ultimo capo de’ nostri preambuli, dico che il modo e lo stile, il quale usa il Poeta in narrare e scrivere in questa sua Comedia l’intenzione e il concetto suo, è modo e stile poetico, procedendo sempre per via d’imitazione e di