Scrisse Claudiano, ancora egli nostro poeta fiorentino, l’andata di Cerere a l’inferno, tirata dall’amore di Proserpina sua figliuola, rapita da Plutone Dio della città di Dite: e Dante scrive l’andata che fa l’anima umana nelle tenebre della confusione e della inquietudine, se ella lascia tirarsi da la parte sua concupiscibile e dallo appetito del senso, rapito da l’amore delle ricchezze e degli altri beni e del mondo e della fortuna; ma dimostrandoci di poi la infelicità e la miseria di quello stato, c’insegna come noi abbiamo a fare a uscirne,
E tornar lieti a riveder le stelle.
Dimostrandoci Tibullo, Catullo e Properzio i lacci e gl’inganni di quello Amore, il quale è stato sempre figurato cieco da tutti i poeti; e come chi mette dentro a quelli il piede perda con non piccol suo danno la libertà dello arbitrio suo: e Dante l’oscuro carcere, e la dura e grave servitù, nella quale ci conducono i consigli e le lusinghe dell’amore disordinato, facendoci con non poca nostra disavventura servi e schiavi delle passioni nostre stesse. Riprendono Iuvenale e Persio gran parte de’ vizii umani, ma con una certa derisione e in un certo modo satirico, che genera più tosto negli animi degli uomini sdegno e fastidio, che desiderio di obbedire a’ precetti loro: e Dante facendo conoscere a gli uomini, con l’esempio d’un Inferno da lui poeticamente descritto, quanto ei sien nocivi alla fama e a l’anima e al corpo, esorta e insegna in un medesimo tempo a quegli il modo da purgarsenen e fuggirgli. Insegnano Plauto e Terenzio nelle loro commedie conoscere i vizii e gl’inganni de’ servi, delle meretrici e d’altre persone simili: e Dante c’insegna conoscere quei delle passioni nostre proprie, quei delle lusinghe de’ nostri sensi, e di tutte l’altre cose le quali fanno torcere a la volontà nostra i passi da il cammino del suo proprio e vero obbietto, il quale è il bene che le mostra continovamente l’intelletto, e seguitare, perdendo la libertà sua, quello che le è mostro per bene con false immagini da lo appetito che manca di ragione, sviato e tirato da i piaceri e i diletti del senso. E così finalmente, dove tutti gli altri poeti par che scrivino più tosto cose favolose e