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verso Levante e l’altro verso Ponente, e andassero dirittamente l’uno a rincontro l’altro, certo eglino si riscontrerebbero dall’altra parte della terra per mezzo quel luogo onde fossero mossi, e se pure andassero oltre eglino tornerebbero a quel luogo d’onde si partirono». Il sito dove giace l’America così descrisse Fazio degli Uberti:

  « Veder ben puoi che il lutto gira e piglia
  Col mar che il veste e che dintorno il serra,
Ventimila con quattrocento miglia;
  Del quale il mezzo è manifesto a noi,
  E il dove, e il come l’uom vi s’infamiglia.
L’altra metà che c’è disotto poi
  Nota non è, nè qual v’abita gente;
  Ma pure il ciel vi gira i raggi suoi. »

La misura della circonferenza terraquea, che qui accenna Fazio degli Uberti, è quella appunto che in tutto il medio evo prevalse per opera dell’Arabo Alfragan, che san Tommaso stesso e Dante adottarono e che Colombo studiosamente seguitò perchè gli faceva minore l’intervallo inesplorato de’ mari tra la Spagna e l’India. «Le tradizioni della classica antichità intorno alla geografia, dice Humboldt, erano state in Italia conservate ed illustrate dal Petrarca, da Giovanni di Ravenna e dal Malpighino.» Noi ci studiammo di far sentire quel che avessero aggiunto le tradizioni proprie del commercio italiano e le cognizioni comunicateci dagli Arabi. Dopo tutto ciò ognuno vedrà quali e quanti elementi preparassero, quali e quanti presentimenti provocassero la gloriosa sintesi di Colombo. La nuova idea sì direttamente procedea dalla scienza e dalla tradizione italiana, che Colombo avrebbe potuto essere preceduto nell’esecuzione, come senza alcun dubbio fu prevenuto nel pensiero, se i