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18 i - versi

dice Virgilio di un cavallo nel libro III delle Georgiche, Stazio nel sesto della Tebaide canta del cavallo di Adrasto:


Ducitur ante omnes rutilae manifestus Arion
igne iubae. Neptunus equo, si certa priorum
fama, pater: primus teneris laesisse lupatis
ora, et littoreo domitasse in pulvere fertur
verberibus parcens, etenim insatiatus eundi
ardor, et hiberno par inconstantia ponto.
Saepe per Ionium Libycumque natantibus ire
interiunctus equis, omnesque assuetus in oras
caeruleum deferre patrem. Stupuere relicta
nubila: certantes Eurique Notique sequuntur.

Veggasi piú sopra nella nota al v. 83 il passo di Servio, e altresí il libro XXIII della Iliade, verso 345 e seguente. Parmi non s’appongano Servio e gli altri interpreti, che, spiegando il verso 691 del settimo della Eneide:

At Messapus equum domitor, Neptunia proles,


dicono avere il poeta chiamato Messapo «prole di Nettuno», perché egli era venuto per mare in Italia: spiegazione assai stiracchiata: e penso che Virgilio medesimo spieghi ottimamente la seconda parte del verso colla prima in cui chiama Messapo «domator di cavalli», qualitá per cagione della quale, se non erro, egli lo fa poi figlio di Nettuno. E notisi come nella Eneide Messapo non è mai detto «figlio di Nettuno» che non sia chiamato altresí «domatore di cavalli» o in altra simil guisa: onde nel libro IX si ripete tutto intero il verso citato: nel duodecimo esso trovasi pure quasi intero, mutato solo l’«at» in «et», e nel decimo si legge:

   ... Subit et Neptunia proles
insignis Messapus equis.

Verso 93. — «Salve, equestre Nettuno». — I greci davano spesso a Nettuno il nome d’ἵππειος, «equestre», del quale,