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82 | canto ix. |
Fiume a la dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira de l’onda.
Vago il tuo manto, o divo cielo, e vaga
20Se’ tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
A la misera Saffo i numi e l’empia
Sorte non fenno. A’ tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
25E dispregiata amante, a le vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L’aprico margo, e da l’eterea porta
Il mattutino albòr; me non il canto
30De’ colorati augelli, e non de’ faggi
Il murmure saluta: e dove a l’ombra
De gl’inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
35disdegnando sottragge,
E preme in fuga l’odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?