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dialogo di tristano e di un amico |
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in un altro mondo; poi, tornato in me stesso, mi sdegnai un
poco; poi risi, e dissi: gli uomini sono in generale, come i
mariti. I mariti, se vogliono viver tranquilli, è necessario
che credano le mogli fedeli, ciascuno la sua; e cosí fanno:
anche quando la metá del mondo sa che il vero è tutt’altro.
Chi vuole o dèe vivere in un paese, conviene che lo creda
uno dei migliori della terra abitabile; e lo crede tale. Gli uomini
universalmente, volendo vivere, conviene che credano la
vita bella e pregevole; e tale la credono, e si adirano contro
chi pensa altrimenti. Perché in sostanza il genere umano crede
sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, piú a
proposito suo. Il genere umano, che ha creduto e crederá tante
scempiataggini, non crederá mai né di non saper nulla, né di
non essere nulla, né di non aver nulla a sperare. Nessun filosofo,
che insegnasse l’una di queste tre cose, avrebbe fortuna,
né farebbe sètta, specialmente nel popolo; perché, oltre che
tutte tre sono poco a proposito di chi vuol vivere, le due prime
offendono la superbia degli uomini, la terza, anzi ancora le
altre due, vogliono coraggio e fortezza d’animo a essere credute.
E gli uomini sono codardi, deboli, d’animo ignobile e
angusto; docili sempre a sperar bene, perché sempre dediti a
variare le opinioni del bene secondo che la necessitá governa
la loro vita; prontissimi a render l’arme, come dice il Petrarca59,
alla loro fortuna: prontissimi e risolutissimi a consolarsi di
qualunque sventura, ed accettare qualunque compenso in cambio
di ciò che loro è negato o di ciò che hanno perduto, ad accomodarsi,
con qualunque condizione, a qualunque sorte piú iniqua
e piú barbara; e quando siano privati d’ogni cosa desiderabile,
vivere di credenze false, cosí gagliarde e ferme come se
fossero le piú vere o le piú fondate del mondo. Io per me,
come l’Europa meridionale ride dei mariti innamorati delle
mogli infedeli, cosí rido del genere umano innamorato della
vita; e giudico assai poco virile il voler lasciarsi ingannare
e deludere come sciocchi, ed oltre ai mali che soffrono, essere
quasi lo scherno della natura e del destino. Parlo sempre
degl’inganni non dell’immaginazione, ma dell’intelletto. Se