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dialogo di tristano e di un amico 211


in un altro mondo; poi, tornato in me stesso, mi sdegnai un poco; poi risi, e dissi: gli uomini sono in generale, come i mariti. I mariti, se vogliono viver tranquilli, è necessario che credano le mogli fedeli, ciascuno la sua; e cosí fanno: anche quando la metá del mondo sa che il vero è tutt’altro. Chi vuole o dèe vivere in un paese, conviene che lo creda uno dei migliori della terra abitabile; e lo crede tale. Gli uomini universalmente, volendo vivere, conviene che credano la vita bella e pregevole; e tale la credono, e si adirano contro chi pensa altrimenti. Perché in sostanza il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, piú a proposito suo. Il genere umano, che ha creduto e crederá tante scempiataggini, non crederá mai né di non saper nulla, né di non essere nulla, né di non aver nulla a sperare. Nessun filosofo, che insegnasse l’una di queste tre cose, avrebbe fortuna, né farebbe sètta, specialmente nel popolo; perché, oltre che tutte tre sono poco a proposito di chi vuol vivere, le due prime offendono la superbia degli uomini, la terza, anzi ancora le altre due, vogliono coraggio e fortezza d’animo a essere credute. E gli uomini sono codardi, deboli, d’animo ignobile e angusto; docili sempre a sperar bene, perché sempre dediti a variare le opinioni del bene secondo che la necessitá governa la loro vita; prontissimi a render l’arme, come dice il Petrarca59, alla loro fortuna: prontissimi e risolutissimi a consolarsi di qualunque sventura, ed accettare qualunque compenso in cambio di ciò che loro è negato o di ciò che hanno perduto, ad accomodarsi, con qualunque condizione, a qualunque sorte piú iniqua e piú barbara; e quando siano privati d’ogni cosa desiderabile, vivere di credenze false, cosí gagliarde e ferme come se fossero le piú vere o le piú fondate del mondo. Io per me, come l’Europa meridionale ride dei mariti innamorati delle mogli infedeli, cosí rido del genere umano innamorato della vita; e giudico assai poco virile il voler lasciarsi ingannare e deludere come sciocchi, ed oltre ai mali che soffrono, essere quasi lo scherno della natura e del destino. Parlo sempre degl’inganni non dell’immaginazione, ma dell’intelletto. Se