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il parini - capitolo xi | 111 |
giudizi e le inclinazioni degli uomini circa le bellezze dello scrivere, sono mutabilissime, e varie secondo i tempi, le nature dei luoghi e dei popoli, i costumi, gli usi, le persone. Ora a questa varietá ed incostanza è forza che soggiaccia medesimamente la gloria degli scrittori.
Anche piú varia e mutabile si è la condizione cosí della filosofia come delle altre scienze: se bene al primo aspetto pare il contrario: perché le lettere amene riguardano al bello, che pende in gran parte dalle consuetudini e dalle opinioni; le scienze al vero, ch’è immobile e non patisce cambiamento. Ma come questo vero è celato ai mortali, se non quanto i secoli ne discuoprono a poco a poco; però da una parte, sforzandosi gli uomini di conoscerlo, congetturandolo, abbracciando questa o quella apparenza in sua vece, si dividono in molte opinioni e molte sétte: onde si genera nelle scienze non piccola veritá. Da altra parte, colle nuove notizie e coi nuovi quasi barlumi del vero, che si vengono acquistando di mano in mano, crescono le scienze di continuo: per la qual cosa, e perché vi prevagliono in diversi tempi diverse opinioni, che tengono luogo di certezze, avviene che esse, poco o nulla durando in un medesimo stato, cangiano forma e qualitá di tratto in tratto. Lascio il primo punto, cioè la varietá; che forse non è di minore nocumento alla gloria dei filosofi o degli scienziati appresso ai loro posteri che appresso ai contemporanei. Ma la mutabilitá delle scienze e della filosofia, quanto pensi tu che debba nuocere a questa gloria nella posteritá? Quando per nuove scoperte fatte, o per nuove supposizioni e congetture, lo stato di una o di altra scienza sará notabilmente mutato da quello che egli è nel nostro secolo; in che stima saranno tenuti gli scritti e i pensieri di quegli uomini che oggi in essa scienza hanno maggior lode? Chi legge ora piú le opere di Galileo? Ma certo elle furono al suo tempo mirabilissime; né forse migliori, né piú degne di un intelletto sommo, né piene di maggiori trovati e di concetti piú nobili, si potevano allora scrivere in quelle materie. Nondimeno ogni mediocre fisico o matematico dell’etá presente, si trova essere,