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rate revisioni e gli errori di trascrizione della copia della Ginestra che è inserita in quello stesso esemplare, pur considerata giustamente dal Moroncini come la piú esatta delle tre esistenti, tutte di mano del Ranieri. In III, 13 va ristabilita la virgola in fondo al verso, che c’era nell’edizione Piatti, e fu certo dimenticata nel correggere le bozze perché a quel punto finiva anche la pagina. In VIII, 43 fraticida va corretto in fratricida: è sommamente improbabile che il Leopardi, proprio in un’epoca in cui cercava di rendere meno preziosa la sua lingua poetica e perfino la sua ortografia, ricorresse a un termine di Crusca da lui stesso deriso nelle Annotazioni alle Canzoni di Bologna1; ad ogni modo, l’edizione Piatti del 1836 che riproduce la Starita fu pronta ad accogliere quello che poteva sembrare un omaggio al Vocabolario; ma da allora mai nessuno se n’è piú accorto. In XV, 22 bisogna sostituire con una virgola il punto e virgola comparso nell’edizione dei Versi, e riprodotto poi in quelle del Piatti e dello Starita, ma contrario all’uso del Leopardi: errore probabilmente nato durante una revisione del testo uscito sul «Nuovo Ricoglitore», dove mancava la virgola a metá del verso. In XVI, 56 invece di piaggie va scritto piagge: l’ortografia esatta, del resto, si trova anche in questa stessa poesia, al v. 93. In XIX, 6 è da porre l’accento su lasciar, che è un passato remoto. In XXXIV, 109 sembra preferibile inserire una virgola fra e che, come c’è nelle altre due copie della Ginestra dovute anch’esse al Ranieri, e nell’edizione del 1845. Cosí anche al v. 121, dopo danno, e in fondo al v. 129, la virgola sembra indispensabile, e di nuovo è confermata dalla concordanza delle altre due copie e dall’edizione del 1845. Le stesse testimonianze si potrebbero invocare in favore della sostituzione di contra a contro in XXXIV, 148; ma basterá ricordare l’osservazione del Moroncini, non applicata però da lui a questo luogo, che il Leopardi non adopera mai la forma contro2. In XXXIV, 214 lo spostamento della virgola, messa dopo invece che prima di profondo, è ormai tradizionale, dall’edizione Chiarini (1869). In XXXIV, 255 sull’ va corretto, secondo l’uso costante del Leopardi, in su l’. In XXXIV, 285, sempre per seguire le abitudini ortografiche del Leopardi, va accentato l’aggettivo voti. A metá della nota (1) è da aggiungere una virgola dopo



  1. Cfr., in questo volume, p. 211 e n. 1.
  2. Moroncini, p. lxxiii.